Tra vent’anni sarete più delusi per le cose che non avete fatto che per quelle che avete fatto. Quindi mollate le cime. Allontanatevi dal porto sicuro. Esplorate. Sognate. Scoprite. (Mark Twain)

 
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Stornara
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Un po' di storia

Già nel 1200 i territori degli attuali comuni di Stornara e Stornarella formarono una sola tenuta denominata La Stornara, dalla abbondanza in luogo di uccelli detti Sturni, dove sorgeva un casale chiamato Stornaria, popolato da Saraceni di Federico II di Svevia, ammessi al suo seguito ritornando dall’Oriente dopo la sesta crociata.
La Locazione di La Stornara era formata dalle Poste di Rio Morto, Grassano, Cennerata, Fonte e Posticciola. Con i Gesuiti dalla Locazione di Stornara vennero distaccate 1520 versure di terreno, denominate Stornarella, diminutivo di Stornara.
Stornara nel 1806 divenne frazione del comune di Stornarella, e solo nel 1916 ottenne l’autonomia.

 

 

 

 

Da visitare

 

 

TORRE DELL'OROLOGIO, donata da Re Francesco II ai “naturali” abitanti di Stornara. La Torre, si trova in Piazza Giacomo Matteotti, cuore della cittadina e storico luogo di incontro quotidiano. Oggi, ospita la Biblioteca comunale.

A pochi isolati dalla Torre dell’Orologio, in via Silvio Pellico, c’è la CHIESA DI SAN ROCCO, costruita nel 1856 sulle rovine di un’altra cattedrale edificata nel 1840 e crollata in corso d’opera, la quale ospita la statua del santo protettore cittadino e un quadro sei-settecentesco discuola napoletana della Madonna della Stella.

Alle spalle della piccola chiesa, è possibile ammirare la “CASA DELLA TORRE”, che nel XVIII secolo, era parte integrante di quel sistema che i Borboni posero in essere per il controllo fiscale della transumanza. È una struttura a due piani provvista discala d’accesso esterna, con muratura fatta di grossi ciottoli di fiume e liste di laterzi e copertura in pietra crosta sormontata da coppi pugliesi.

 

 

 

Folklore, feste e sagre

 

 

PORCELLINI DI S. ROCCO. Giravano indisturbati per le vie del paese, anzi venerati perché appartenevano a S. Rocco. La popolazione offriva loro il pasto. Quando raggiungevano il peso giusto venivano venduti all’asta e il ricavato devoluto alla festa popolare.
Questa singolare usanza, che risale al secolo scorso, fu soppressa diversi decenni  fa per ovvi motivi igienici.

 

 

 


 
 
 
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